Golgi, Camillo |
C. Golgi (1844-1926), nato a Corteno (Brescia), si laureò in Medicina a Pavia nel 1865, e in seguito entrò nella locale Clinica per le Malattie mentali diretta da C. Lombroso come suo assistente. Nel 1869 pubblicò un lavoro di carattere psichiatrico nel quale analizzava una vasta casistica nel tentativo di individuare relazioni significative tra malattia mentale e fattori ereditari, ambientali, patologici e «morali». Nello stesso tempo però continuò a coltivare un profondo interesse per l'anatomia microscopica, destato in lui negli anni dell'università specialmente da E. Oehl, e frequentò assiduamente il laboratorio di G. Bizzozero, incaricato di patologia generale e istologia. Nel periodo trascorso presso il manicomio di Pavia, Golgi si dedica dunque contemporaneamente alla psichiatria, seguendo Lombroso e condividendone le principali tesi sulla base organica dei disturbi psichici, e alla neuroanatomia, sempre più interessato, dietro suggerimento di Bizzozero, alle ricerche istologiche sul sistema nervoso. Proprio tramite quest'ultimo viene introdotto agli sviluppi più recenti dell'anatomia e della fisiologia sperimentali; a partire dalle ricerche di anatomia microscopica pubblica i suoi primi lavori sull'istologia del sistema nervoso e nel 1871 ottiene l'incarico per l'insegnamento di microscopia clinica presso la facoltà di Medicina. Ancora Bizzozero è la fonte della sua consapevolezza dell'estrema importanza dei metodi d'indagine per le ricerche istologiche, una consapevolezza che si traduce nell'ostinata ricerca di nuove tecniche che nel giro di qualche anno lo porterà alla scoperta di un rivoluzionario metodo d'indagine microscopica. Diventato primario della Pia Casa degli Incurabili, continua comunque a lavorare all'istologia del sistema nervoso in un piccolo laboratorio allestito dentro l'ospedale, dove nel 1873 mette a punto un particolare metodo di indagine microscopica tramite una tecnica di colorazione dei tessuti detta «reazione nera» o «cromoargentica». Si tratta di un contributo rivoluzionario, che apre un nuovo capitolo negli studi sulla morfologia del sistema nervoso mostrando per la prima volta con chiarezza la struttura della cellula nervosa: fissando il tessuto con bicromato di potassio, e poi impregnandolo con nitrato d'argento, si ottiene infatti un preparato che al microscopio rivela tutte le strutture del neurone, delineando in maniera precisa i contorni cellulari e l'estensione e la ramificazione dei prolungamenti (neurite e dendriti). Golgi diede notizia della sua scoperta dapprima in un articolo apparso sulla «Gazzetta medica italiana» del 1873 (Sulla struttura della sostanza grigia del cervello) e l'anno seguente pubblicando un articolo più dettagliato sull'« Archivio italiano per le malattie nervose». Tuttavia la sua scoperta rimase pressoché sconosciuta in ambito internazionale per circa quindici anni, in primo luogo per le difficoltà legate alla lingua (solo dopo il 1880 Golgi infatti iniziò a pubblicare su riviste straniere), finché nel 1887 R. Koelliker ne divenne l'autorevole ed entusiasta sostenitore e più o meno negli stessi anni ne venne a conoscenza S. Ramon y Cajal, professore di istologia all'Università di Madrid. Golgi intanto aveva continuato a occuparsi di istologia prima come incaricato di questo insegnamento presso l'Università di Pavia (1875), poi come titolare della cattedra di Anatomia all'Università di Siena e infine, dal 1880 fino al 1918, quando si ritirò dall'insegnamento, come professore di Istologia e Patologia generale all'Università di Pavia. Di questa università fu anche rettore oltre che preside della facoltà di Medicina; nel 1900 fu eletto senatore del Regno, e nel 1906 gli venne attribuito il premio Nobel per la fisiologìa e la medicina che divise con Ramon y Cajal. La sua scoperta ebbe una portata autenticamente rivoluzionaria, poiché consenti di estendere al sistema nervoso il modello elementistico impostosi alla metà dell'800 con la formulazione della teoria cellulare da parte di M. Schleiden e Th. Schwann, e si inseriva nel ricco filone di ricerche sulle tecniche di colorazione che proprio in quel periodo, grazie al progredire dell'industria dei coloranti, aveva prodotto importanti risultati. E importante riconoscere, tuttavia, che l'aver scoperto un simile metodo di potente visualizzazione delle caratteristiche morfologiche della cellula nervosa non fu sufficiente a Golgi per sviluppare una teoria corretta sulla struttura e il funzionamento del sistema nervoso; egli infatti rimase un convinto sostenitore della concezione reticola-rista prevalente nel primo '800 e fino alla metà degli anni '80, una concezione che aveva trovato le due sue più note espressioni nella teoria della rete protoplasmatica di J. von Gerlach e nella teoria neurofibrillare di M. Schultze. Golgi sviluppò dunque la sua teoria della «rete nervosa diffusa», secondo la quale il vero e proprio «organo» responsabile del funzionamento integrato del sistema nervoso sarebbe proprio una fitta rete di fibrille derivate dai prolungamenti delle diverse cellule nervose che verrebbero in questo modo a essere collegate - per anastomosi o per semplice intreccio - tanto anatomicamente quanto funzionalmente nel contesto di una complessiva azione di massa. Nel 1888, invece, utilizzando il metodo della reazione nera, Ramon y Cajal - che lavorava sull'ipotesi elementistica proposta nel 1886 da W. His e nel 1887 da A. Forel - iniziò a raccogliere dati istologici che dimostravano l'individualità morfologica della singola cellula nervosa, quella cellula nervosa che nel 1891 W. von Waldeyer chiamò «neurone». L'articolazione completa della teoria del neurone si ebbe poi sempre per opera di Cajal nel suo famoso trattato Histologie du système nerveux de l'homme et des vertébrés (1909-1911), e prevedeva che ciascuna cellula nervosa - costituita da un corpo cellulare, un prolungamento nervoso o neurite e diversi prolungamenti protoplasmatici o dendriti -fosse un'individualità al tempo stesso morfologica, funzionale, embriologica, trofica e reattiva. Questa concezione della struttura del sistema nervoso poneva però il problema della trasmissione dell'impulso da una cellula all'altra, e proprio questo costituì la spinta decisiva allo sviluppo da parte di Cajal della teoria della «polarizzazione dinamica» e alla scoperta della «sinapsi» da parte di Ch. Sherrington. Golgi invece oppose a queste nuove idee che i rapidi sviluppi delle conoscenze neurobiologiche andavano producendo in ambiti diversi, dall'anatomia alla fisiologia sperimentale, la «vecchia» concezione reticolare del sistema nervoso, un modello di carattere essenzialmente olistico che proiettava sulla struttura e sul funzionamento del sistema nervoso l'idea che esso, in quanto organo della mente unitaria, dovesse necessariamente operare in maniera globale e diffusa. Egli era dunque fortemente orientato da un presupposto teorico «forte», la necessità che all'unitarietà della mente corrispondesse in qualche modo un'analoga unitarietà del suo organo fisico. Era lo stesso presupposto che negli anni '40 dell'800 aveva indotto J.-M.-P. Flourens a negare l'esistenza di qualsiasi differenziazione funzionale nella corteccia cerebrale, e che a partire dagli anni '70 era invece stato seriamente messo in discussione dalla scoperta delle localizzazioni cerebrali e stigmatizzato come resistenza di derivazione cartesiana al progresso delle conoscenze sul funzionamento del sistema nervoso. Coerentemente con la sua impostazione distica, Golgi infatti naturalmente negò la possibilità di localizzare aree funzionalmente specializzate di carattere sensoriale o motorio nella corteccia cerebrale, e prese posizione in proposito tentando apparentemente una mediazione tra le posizioni contrapposte di quanti da un lato sostenevano un principio di rigido localizzazionismo (a partire da G. Fritsch e J. E. Hitzig) e coloro che, dall'altro, negavano qualsiasi forma di differenziazione funzionale e sostenevano l'azione di massa della corteccia (F. Goltz); in realtà egli però più volte si pronunciò in favore di quest'ultima posizione alla luce di un'ipotesi «intermedia» sull'omogeneità funzionale della corteccia pur in un contesto di collegamenti preferenziali fra certe aree e determinati organi periferici. Egli dunque, partendo da un presupposto teorico di carattere olistico sulla natura della mente, guardava al sistema nervoso alla ricerca della realizzazione morfologica della presunta omogeneità funzionale; poi, una volta riscontrata (o avendo creduto di riscontrare, grazie al suo nuovo metodo microscopico) un'uniformità istomorfologica, ne derivò - questa volta su basi anatomiche e strutturali - l'immagine di una corteccia potenzialmente omogenea da opporre a quanti in quegli anni andavano invece individuando sperimentalmente (e confermando in ambito clinico) una distribuzione «topografica» delle diverse funzioni corticali. Due ostacoli epistemologici hanno indotto Golgi a frenare rispetto alle linee portanti del contemporaneo sviluppo delle conoscenze in ambito neurobiologico: il presupposto olistico (adozione della concezione re-ticolarista contro la teoria del neurone e contro le localizzazioni cerebrali) e la concezione della centralità del pensiero anatomico (per cui si ribadiva la necessità di basare le interpretazioni fisiologiche sul piano della ricerca istomorfologica, schierandosi contro l'emancipazione della fisiologia dall'anatomia teorizzata soprattutto da C. Bernard e clamorosamente espressa dalle indagini dei neurofisiologi sperimentali che stavano mettendo a punto le prime mappe funzionali della corteccia cerebrale). In un certo senso, i due ostacoli epistemologici che hanno segnato lo sviluppo del pensiero di Golgi erano in realtà l'espressione di un unico principio di base, quella concezione distica e integrata del sistema nervoso che ne faceva un'autentica eccezione rispetto al resto dell'anatomia e della fisiologia dell'organismo, direttamente collegata alla eccezionalità della mente come prodotto naturale. Ciò determinò il paradosso del fatto che Golgi, che più di ogni altro ha contribuito - col metodo della reazione nera - alla conoscenza della cellula nervosa, rifiutasse con forza la teoria del neurone, fino a esporre la critica più completa e sistematica dell'individualità embriologica, anatomica e fisiologica del neurone in difesa della rete diffusa proprio nel 1906, nel discorso per il Nobel, riprendendola poi nel 1910 in una conferenza alla Società Italiana per il progresso delle scienze. Golgi, tra il 1885 e il 1893, condusse anche approfonditi studi sulla malaria e diede un importante contributo all'eziologia di questa malattia. A partire dal 1908 mise a punto un programma di cure sistematiche e intensive su intere popolazioni affette da malaria, detto «bonifica umana», che ebbe un notevole successo. Dopo la Prima guerra mondiale diresse anche una clinica per la riabilitazione di soldati affetti da disturbi neurologici e come senatore si adoperò a favore di una legge per la protezione e l'assistenza degli invalidi di guerra. Condusse inoltre indagini specificamente citologiche in base alle quali nel 1898 dimostrò l'esistenza nel citoplasma di una nuova struttura a forma di rete che egli chiamò «apparato reticolare interno» e in seguito è stata chiamata apparato, complesso o corpo di Golgi. Nel complesso, Golgi è in assoluto la più celebre figura della neuroistologia italiana e i suoi studi hanno apportato importanti contributi alla conoscenza della struttura anatomica della corteccia, del cervelletto, del midollo spinale, dei bulbi olfattivi e dei nervi; la sua descrizione dell'ippocampo, inoltre, è stata fondamentale per lo sviluppo delle conoscenze su questa struttura nervosa. CARMELA MORABITO |